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28 giugno 2022 Il manifesto del gioco (Caffè #29 - 23 giugno 2022)
I caffè di Eleva

Il manifesto del gioco (Caffè #29 - 23 giugno 2022)

Conversazione con Lucia Berdini

Le riflessioni che seguono sono frutto di un caffè preso con Lucia Berdini, che ha contribuito a scrivere e promuove (anche nelle aziende) Il Manifesto del Gioco. Puoi rivedere l'intera conversazione sulla nostra pagina LinkedIn.

Siamo abituati a pensare al gioco come a un’attività da relegare all’infanzia o, al massimo, a piccoli momenti all’interno di una vita “seria”. Lucia Berdini, ci ha raccontato come in realtà il gioco può rappresentare una grande risorsa.

Nelle aziende si parla molto di gioco come “mezzo”, soprattutto in termini di gamification: si applicano dinamiche di gioco in contesti non ludici, come mezzo per arrivare ad ottenere dei risultati specifici.

E se provassimo a pensare al gioco come “fine”?

Sperimentare la cultura del gioco può infatti aiutarci a:

  • Attivare il nostro stato di flow
    Cosa accomuna un bambino impegnato a giocare e una persona a lavoro? Il gioco ci proietta in uno “stato di flusso”, in cui i livelli di efficacia e di efficienza sono altissimi: si può essere molto seri nel gioco (sperimentando una grande concentrazione), dunque perché non dovrebbe valere il contrario?
  • Aumentare la nostra motivazione
    Dare spazio al gioco non significa perdere di affidabilità: secondo la Self Determination Theory la motivazione intrinseca più alta la sperimentiamo proprio durante il gioco. Si tratta dunque di chiedersi “Cosa mi manda in uno stato di flusso?”. Giocare è infatti un’attitudine, una questione di mindset.
  • Ritagliare un contesto protetto e abbracciare la cultura dell’errore
    Il gioco permette di sperimentare delle variabili creative all’interno di un contesto sicuro, che altrimenti non sperimenteremmo.

LA PLAYFOBIA: PAURE E RESISTENZE RISPETTO ALLA CULTURA DEL GIOCO IN AZIENDA

In una cultura che vede il lavoratore come un ingranaggio di una macchina, il gioco rappresenta quanto di più caotico e anarchico esista ed è il motivo per cui nelle aziende si incontra spesso la “playfobia”.

Come superare questo irrigidimento? Come possiamo quindi portare e sperimentare questa cultura del gioco in azienda?

  1. Creando sponsorship interna, soprattutto per dare il buon esempio: le persone vanno legittimate a farlo e a permettersi questo spazio di gioco
  2. Conoscere le persone che lavorano con noi, creare spazi sicuri in cui le persone si possano conoscere a livello personale, per esplorare i propri giochi e le proprie passioni: Manager e HR devono farsi “Enablers”, abilitare le persone a sentirsi efficaci anche in queste modalità.
  3. Darsi tempo e avere pazienza: serve crederci ma è un processo che ha bisogno di tempo e spazio, anche per affrontare le paure e le rigidità di cui abbiamo parlato.

E tu cosa ne pensi? La gamification è veramente efficace o è solo una moda? È possibile – e auspicabile – portare una vera cultura di gioco dentro i contesti aziendali?