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11 settembre 2023 Smart working dall’estero: quali sono i risvolti fiscali
Area Normativa Normativa Lavoristica

Smart working dall’estero: quali sono i risvolti fiscali

Vi siete mai chiesti se è possibile effettuare Smart Working dall’estero?

La risposta è certamente sì! A patto però che il vostro datore di lavoro non lo abbia espressamente vietato nel regolamento aziendale.

È necessario, tuttavia, essere informati sui risvolti fiscali della scelta di effettuare il telelavoro dall’estero.

L’Agenzia delle entrate con una recente circolare (la n. 25 del 2023) interviene a chiarire quelle che sono le regole fiscali applicabili allo smart working svolto all’estero da cittadini italiani o in Italia da cittadini stranieri non residenti.

Smart working all'estero: la residenza fiscale

Le norme sono complesse e va comunque valutato caso per caso, ma l’Agenzia delle Entrate ha condiviso degli esempi per semplificare e chiarire le norme applicabili.

Vediamo i 3 casi più ricorrenti:

  • Cittadina italiana che si è trasferita all’estero, dove svolge un’attività lavorativa in smartworking e risulta residente in Italia per più di 183 giorni l’anno:
    Poiché risulta ancora residente in Italia, a meno che non sia presente una convenzione contro la doppia imposizione che prevede diversamente, saranno soggetti a tassazione tutti i suoi redditi in Italia
  • Cittadina Italiana, iscritta all’AIRE, che lavora per un datore di lavoro estero, ma svolge attività di smart working in Italia per più di 183 giorni all’anno:
    A meno che non sia presente una convenzione contro la doppia imposizione che prevede diversamente dovrà considerarsi fiscalmente residente in Italia se qui mantiene la sua la dimora abituale, dalla quale svolge la prestazione lavorativa in smartworking.
  • Cittadino straniero non fiscalmente residente in Italia ma che svolge in smart working per conto di un datore di lavoro estero la sua prestazione lavorativa dall’Italia per più di 183 giorni l’anno dove vive insieme alla sua famiglia:
    Anche se non residente in Italia, poiché per la maggior parte del periodo d’imposta il cittadino estero mantiene stabilmente nel territorio italiano la sede principale dei suoi rapporti personali e familiari nonché la sua dimora abituale, dalla quale svolge smartworking, sarà considerato come fiscalmente residente in Italia ai fini del pagamento delle imposte.