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17 febbraio 2025 Modello 231: cos’è, come funziona e quali sono le implicazioni per le aziende
Area Normativa Normativa Lavoristica

Modello 231: cos’è, come funziona e quali sono le implicazioni per le aziende

Origine e contesto normativo del Modello 231

Con il Decreto Legislativo 231 del 2001, è stato definitivamente superato un principio cardine del nostro ordinamento che poteva riassumersi nel noto brocardo “societas delinquere non potest”. Con il Decreto 231 è stato infatti introdotto un peculiare tipo di responsabilità penale “autonoma” dell'Ente, che si aggiunge a quella personale dei soggetti agenti e che sorge in dipendenza di un fatto di reato (cd. reato presupposto) commesso da soggetti operanti all’interno della società, nell’interesse o a vantaggio della stessa.

L’intero sistema è stato costruito sulla base del principio secondo cui la persona giuridica è responsabile per non aver attuato misure preventive in grado di impedire ai propri manager e dipendenti la commissione di illeciti. L'Ente è chiamato a rispondere qualora non sia in grado di dimostrare di aver progettato e correttamente implementato un’organizzazione adeguata a prevenire e, quindi, evitare tali fatti penalmente rilevanti.

La Società, dunque, nel caso di commissione di un reato da parte di un soggetto operante all’interno della stessa, può andare esente da responsabilità, qualora dimostri di aver adottato ed efficacemente implementato, prima della commissione del reato, un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo idoneo a prevenire la realizzazione di illeciti penali. Inoltre, dovrà aver affidato ad un Organismo di Vigilanza il compito di vigilare sul suo funzionamento, aggiornamento e osservanza, e che il reato è stato commesso eludendo fraudolentemente il Modello da parte dei soggetti apicali (direttori, amministratori) o che la commissione del reato da parte di soggetti subordinati non è dovuta a negligenza negli obblighi di direzione o vigilanza.

 

A chi si applica la normativa 231?

Il Decreto 231/2001 si applica alle seguenti entità:

  • Società di persone e di capitali
  • Società cooperative
  • Associazioni con o senza personalità giuridica
  • Fondazioni
  • Enti no-profit

Sono, invece, escluse le imprese individuali, lo Stato, gli enti pubblici territoriali e gli enti pubblici non economici.

 

I reati presi in considerazione dal D.Lgs. 231/2001

Il Decreto Legislativo 231/2001 prevede la responsabilità penale dell'ente per i reati commessi da soggetti operanti al suo interno, sia apicali che subordinati, nell'interesse o a vantaggio della società stessa. Tra i principali reati che possono determinare l’insorgere di tale responsabilità, troviamo:

  • Reati contro la pubblica amministrazione: corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.
  • Reati societari: false comunicazioni sociali, corruzione tra privati, reati a tutela del capitale sociale.
  • Reati informatici: falsità in documenti informatici, accesso abusivo a sistemi informatici, frode informatica.
  • Reati in violazione delle disposizioni a tutela della sicurezza sul lavoro.
  • Reati contro la fede pubblica: contraffazione, alterazione o uso di segni distintivi di opere dell’ingegno.
  • Reati tributari: sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
  • Reati ambientali: inquinamento, disastro ambientale, gestione illecita di rifiuti.
  • Reati contro il patrimonio: riciclaggio, autoriciclaggio.
  • Reati contro la persona: intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Perché possa essere riconosciuta anche in capo all’Ente una responsabilità, il reato deve essere commesso nell’interesse o a vantaggio della società, mentre restano irrilevanti i reati commessi per interessi esclusivamente personali o di terzi. I reati possono essere commessi da soggetti in posizione apicale (che svolgono funzioni di rappresentanza, amministrazione e direzione) o da soggetti subordinati (lavoratori o collaboratori, sotto la direzione o vigilanza degli apicali).

 

Cos’è il Modello Organizzativo 231?

Il Modello Organizzativo 231 è un documento complesso che si suddivide in due macro-componenti:

  1. Parte Generale: Definisce l'assetto organizzativo dell'ente, le nomine, le funzioni interne e la distribuzione dei poteri e delle responsabilità. Viene impostato il Codice Etico, il sistema sanzionatorio e disciplinare e si effettua la mappatura dei rischi (risk assessment).
  2. Parte Speciale: In questa parte vengono definite le procedure specifiche e i protocolli operativi per prevenire i reati presupposto (gestione dei rischi o risk management). Le procedure e i protocolli sono necessari per prevenire la commissione di reati, assicurando condizioni di correttezza e trasparenza nelle attività aziendali.

L'importanza della personalizzazione del Modello 231

Per essere veramente efficaci, i modelli organizzativi 231 devono essere progettati tenendo conto delle caratteristiche uniche dell'azienda, attraverso un'analisi approfondita della sua struttura e dei processi aziendali. Un modello standardizzato, infatti, non è in grado di affrontare adeguatamente i rischi specifici e le peculiarità di ciascuna realtà aziendale.

La creazione di protocolli e procedure non può essere un processo generico: devono essere personalizzati in base alle esigenze specifiche dell’azienda. Se i protocolli non sono supportati da un'attenta analisi dei processi aziendali e dalla struttura interna dell'azienda, l’efficacia del Modello risulta compromessa e quindi non in grado di prevenire efficacemente i rischi legali e reputazionali.

 

Modello Organizzativo 231 è obbligatorio?

Sebbene l'adozione di un Modello 231 non sia obbligatoria, le società che non lo implementano si espongono a gravi conseguenze sanzionatorie, tra cui:

  • Sanzioni interdittive: come l'interdizione dall'attività fino a due anni, il divieto di contrattazione con la Pubblica Amministrazione, l'esclusione da agevolazioni, finanziamenti e contributi, con possibile revoca di quelli già concessi.
  • Sanzioni pecuniarie: che possono ammontare a importi significativi.
  • Misure patrimoniali: come confische e sequestri, che potrebbero compromettere gravemente la stabilità economica e la reputazione dell'azienda.

Anche se l’adozione del Modello non è ancora obbligatoria, è fortemente auspicabile che le aziende ne comprendano i vantaggi economici e strategici, che includono:

  • Incremento del punteggio di rating di legalità: utile per facilitare l'accesso a finanziamenti pubblici e al credito bancario.
  • Vantaggi nel Nuovo Codice Appalti: con l'incremento del rating d’impresa/reputazionale.
  • Affidabilità nelle relazioni commerciali: sempre più spesso, i partner commerciali selezionano le controparti basandosi sull’esistenza di un Modello 231.
  • Riduzione del premio INAIL: l'implementazione corretta del Modello può comportare significative riduzioni, a condizione di presentare prove documentali come verbali di riesame, verbali di audit, check list e proposte di aggiornamento del modello stesso.

Pertanto, pur non essendo obbligatorio, l'adozione di un Modello 231 rappresenta una misura preventiva fondamentale per mitigare i rischi legali e migliorare la competitività e l'affidabilità dell'azienda.

 

Modello Organizzativo 231 e certificazioni ISO

Il Modello Organizzativo 231 (MOG 231) può essere integrato con altri sistemi di gestione aziendali, come le certificazioni ISO, per creare una governance societaria ottimale e interconnessa. Questi sistemi, che attestano la presenza di elementi di qualità e conformità nei processi aziendali, possono essere complementari e rafforzare le misure preventive previste dal Modello 231. In particolare, alcune certificazioni ISO si integrano perfettamente con il MOG 231:

  • ISO 14001 (gestione ambientale) e ISO 45001 (sicurezza sul lavoro) sono strettamente legati al Modello 231, migliorando la governance e aiutando le aziende a gestire i rischi legati alla sostenibilità e alla sicurezza.
  • ISO 37001 (anticorruzione) fornisce una base utile per la prevenzione dei reati contro la pubblica amministrazione, ma non esime dall’assunzione della responsabilità penale in caso di violazioni. Tuttavia, la sua adozione rafforza l'efficacia del Modello 231.

Il MOG 231 non deve essere visto come uno strumento a sé stante, ma come un elemento che può essere interconnesso con altri sistemi di gestione adottati dall'ente per ottenere una governance interconnessa e basata sulla gestione dei rischi.

  • ISO 14001 garantisce standard certificati, definizioni di responsabilità e procedure che tutelano l'ambiente e gestiscono gli impatti ambientali delle attività aziendali. Pur essendo affini, le certificazioni ambientali non equiparano espressamente i reati ambientali del Modello 231, ma l'integrazione con le procedure aziendali è comunque vantaggiosa.
  • ISO 45001 riguarda la sicurezza sul lavoro e, come indicato nel D.Lgs. 81/2008 (art. 30 comma 5), i modelli conformi alle linee guida INAIL o allo standard ISO sono considerati conformi ai requisiti di sicurezza. Sebbene non esista un’equiparazione esplicita con i protocolli del MOG 231, le procedure sono comunque affini e possono essere integrate.

Anche per ISO 37001 (anticorruzione), l’adozione della certificazione costituisce un utile strumento di supporto per il MOG 231, pur non avendo, però, la medesima forza esimente.

In sintesi, l'integrazione di certificazioni ISO nel Modello 231 arricchisce la gestione dei rischi aziendali, migliorando la protezione contro i reati presupposto e offrendo una governance aziendale più solida e interconnessa.