Crisi economica, globalizzazione, cambiamenti repentini e innovazioni tecnologiche stanno cambiando il granitico mercato del lavoro italiano, perfino quello inamovibile della Pubblica Amministrazione che per decenni – nella nostra mentalità italiana – ha rappresentato il non plus ultra della realizzazione lavorativa: il mitico posto sicuro.
E così mobilità, precarietà, pensione a 65 anni diventano gli spauracchi di chi – giovani e vecchi – hanno sempre considerato il famoso posto fisso come le acque tranquille in cui veleggiare al riparo dei rischi del mare aperto.
Naturalmente non è facile rivedere questa filosofia che per anni è stata la pietra miliare della nostra italica motivazione basata su parole d’ordine quali: sicurezza, prevedibilità, passaggi graduali, garanzie, responsabilità limitata e poi ancora sicurezza.
Purtroppo o per fortuna – dipende dal punto di vista da cui si osserva – le cose stanno cambiando e le trasformazioni avanzano molto più velocemente della vecchia mentalità inchiodando al malessere e alla demotivazione chi rimane ancorato agli schemi ormai desueti del secolo scorso.
E siccome al lavoro per stare bene e per essere efficaci oltre alle competenze conta parecchio anche la motivazione, ecco che questi momenti di turbolenza rischiano di trascinare gli spiriti sempre più in basso.
Ovviamente non è facile cambiare prospettiva e trasformare quelli che senza dubbio possono essere dei passaggi difficili. Nello stesso tempo coltivare credenze che rinforzano l’immagine di noi stessi come vittime sacrificali sull'altare del cambiamento non fa altro che trasformare esseri pensanti dalle mille possibilità in creature informi vittime del destino cinico e baro.
E così, volendo rimanere ancorati ai vecchi paradigmi a cantare con voce lamentevole il de profundis del posto fisso, ho pensato a cinque buone idee per demotivarsi al lavoro in un mondo che cambia. Se volete scoprirle tutte, restate collegati. Appuntamento alla prossima settimana.
Luciana Zanon